Il testo che segue è la prefazione a Il razzismo è illegale, in uscita il 17 aprile per le Edizioni Gruppo Abele (per la cui gentile concessione possiamo pubblicarla). Il libro, curato e assemblato da Livio Pepino, è frutto di un lavoro collettivo a cui hanno partecipato Alessandra Algostino, Daniela Consoli, Tullio D’Amora, Luca Masera, Filippo Miraglia, Tomaso Montanari, Francesco Pallante, Chiara Sasso, Gianfranco Schiavone, Nicoletta Vettori e Nazarena Zorzella e \s'è avvalso del contributo di Arci, Asgi, Gruppo Abele e Libertà e Giustizia.
A ottant’anni dalle leggi razziali riesplode, nel Paese, il razzismo. Aggressioni, percosse, discriminazioni, insulti a sfondo razziale si contano a migliaia: per strada, in bar e supermercati, allo stadio, a scuola, ovunque. E – fatto ancor più grave – si fa strada il razzismo istituzionale che si manifesta sia nei confronti degli stranieri che vivono nel nostro Paese sia nei confronti di quelli che vi arrivano (o cercano di farlo).
L’escalation è impressionante: leggi lesive dei diritti umani fondamentali, provvedimenti ministeriali come la “chiusura dei porti” e il rifiuto di accogliere donne e uomini salvati in mare, ordinanze di sindaci con evidenti contenuti discriminatori, dichiarazioni irresponsabili di esponenti di Governo nazionali e locali (fino a quella del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana che, per motivare il suo progetto di “rimandare a casa i migranti”, si è prodotto nell’affermazione secondo cui “dobbiamo decidere se la nostra etnia, la nostra razza bianca, la nostra società deve continuare a esistere o deve essere cancellata”).
A riprova del fatto che il razzismo non è un, pur preoccupante, atteggiamento muscolare di singoli, magari alla spregiudicata ricerca di consenso elettorale, ma il cemento che unisce la destra italiana, nelle sue componenti sedicenti moderate come in queste apertamente xenofobe, e che si estende anche oltre. Sul piano istituzionale la deriva razzista, avviata e legittimata già da leggi e politiche di Governi di centrosinistra, ha avuto un drastico incremento col cosiddetto decreto Salvini dell’ottobre 2018 su immigrazione e sicurezza: un provvedimento che cambia radicalmente la condizione degli stranieri nel nostro Paese, abbatte il principio di uguaglianza, viola i più elementari doveri di solidarietà, prevede una sorta di cittadinanza differenziata a seconda del luogo di nascita. Ciò accade benché il razzismo sia – superfluo dirlo – in evidente contrasto con ogni principio etico e con i fondamenti del nostro sistema giuridico, a cominciare da quell’articolo 3 della Costituzione che vuole tutti coloro che abitano il Paese “eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. La situazione richiede una reazione forte ed efficace. Alla legge ingiusta bisogna anzitutto reagire con il rifiuto e la disobbedienza civile. Ma non basta.
Occorre denunciare le pratiche razziste e discriminatorie, attivare reti solidali, costruire politiche alternative. E per farlo occorre mettere insieme esperienze, creare una cultura diversa e definire strumenti adeguati.
A ciò vuole contribuire questo libro. Non un punto di arrivo ma un punto di partenza.
marzo 2019 - Arci, Asgi, Gruppo Abele, LibertàGiustizia
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