Sono cristiani, preti, che nel Vangelo hanno trovato l'annuncio di una liberazione piena, anche dalla mafia. Don Luigi Ciotti è stato uno dei primi in Italia a capire l'importanza di fare rete. Da quando nel '65 ha fondato a Torino il Gruppo Abele, per l'inclusione e la giustizia sociale, coniugando accoglienza e cultura, dimensione educativa e proposta politica, i cammini si sono moltiplicati – nel 1995 è nata Libera – e intrecciati anche con altre Chiese cristiane e comunità di fede, con l'obiettivo di formare una nuova coscienza
"Accanto all'azione di magistratura e forze di Polizia occorrono misure di sostegno per chi decide di denunciare e diventare testimone, ma anche per chi sceglie di rompere i vincoli con la famiglia mafiosa", così Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e presidente di Libera, in un articolo su Scarp de' tenis
Sul sito di Famiglia Cristiana, Vittoria Prisciandaro intervista il fondatore del Gruppo Abele, Luigi Ciotti, a seguito della decisione di scarcerare il boss di Cosa Nostra Giovanni Brusca
Il Gruppo Abele e don Ciotti, si uniscono all'appello lanciato da Acli, Azione Cattolica Italiana, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Movimento dei Focolari Italia e Pax Christi al Governo e al Parlamento affinchè il nostro Paese ratifichi il Trattato Onu di Proibizione delle Armi Nucleari. La pace non può essere raggiunta attraverso la minaccia dell'annientamento totale, bensì attraverso il dialogo e la cooperazione internazionale
Il Vaticano crea una commissione per studiare la maniera migliore per chiudere la porta a della Chiesa e dei suoi riti alle organizzazioni criminali mafiose. Tra i componenti della commissione anche don Luigi Ciotti, fondatore dell'associazione antimafia Libera e del Gruppo Abele
"A 29 anni dalla strage di Capaci, dalla morte di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, e degli agenti Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo, il rischio è di una normalizzazione del pericolo mafioso" scrive don Luigi Ciotti sulle pagine del quotidiano torinese: "Rischio di pensare che una mafia meno cruenta non rappresenti più un pericolo, laddove è vero il contrario"
Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e presidente di Libera, intervistato da W Radio, emittente radiofonica colombiana, sulla lotta dell'antimafia civile in Italia e sulla scomunica dei mafiosi
Sull'edizione nazionale del quotidiano torinese, il fondatore del Gruppo Abele e presidente di Libera, don Luigi Ciotti, ricorda la figura integerrima e potentissima di Rosario Livatino, giudice ucciso dalla mafia, nel giorno della sua beatificazione
Il giudice, ucciso dalla mafia nel 1990 e beatificato dalla Chiesa, è ancor di più con questo riconoscimento una figura capace di graffiare le coscienze. Ma, come spiega don Ciotti a "Stanze Vaticane", la trasmissione di TgCom24, "Bisogna evitare di farne un santino da celebrare. Bisogna continuare a viverlo".
Fuori dal sagrato della cattedrale di Agrigento dove è appena stato consacrato beato, don Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele e di Libera, spiega, ai microfoni di "A sua immagine", quanto è importante il riconoscimento della figura di Livatino, che ha testimoniato con il sacrificio la fede nella giustizia
Nella società del profitto e della disuguaglianza economica il lavoro non è più un diritto ma, sempre più, una concessione. Una prestazione che non rispetta la dignità della persona, ridotta a strumento di ricchezza. La riflessione di don Ciotti per il Primo Maggio 2021
Per i 50 anni del quotidiano, don Ciotti ne celebra lo spirito: "Un giornale irriverente, fuori dal coro, un veicolo d'inquietudine: quella sana inquietudine che viene dall'abitare le domande con radicalità, senza rimuoverle o ridurle a risposte precostituite, a quella parola facile che tutto semplifica e riporta all'ordine"