“A ottanta miglia incontro al vento di maestro l’uomo raggiunge la città di Eufemia, dove i mercanti di sette nazioni convengono a ogni solstizio ed equinozio. … Non solo a vendere e a comprare si viene a Eufemia, ma anche perché la notte accanto ai fuochi tutt’intorno al mercato, seduti sui sacchi o sui barili, o sdraiati su mucchi di tappeti, a ogni parola che uno dice – come “lupo”, “sorella”, “tesoro nascosto”, “battaglia”, “scabbia“, “amanti” – gli altri raccontano ognuno la sua storia di lupi, di sorelle, di tesori, di scabbia, di amanti, di battaglie. E tu sai che nel lungo viaggio che ti attende, quando per restare sveglio al dondolio del cammello o della giunca ci si mette a ripensare tutti i propri ricordi a uno a uno, il tuo lupo sarà diventato un altro lupo, tua sorella una sorella diversa, la tua battaglia altre battaglie …"
(I. Calvino)
Ci siamo incontrati anche quest’anno alla fine di Luglio ad Avigliana, nella splendida cornice della Certosa 1515 – “novella Eufemia” - per la quarta edizione della Scuola di narrazione educativa, promossa dal Gruppo Abele insieme alla Libera Università di Anghiari. Insegnanti, educatori, operatori socio-sanitari per una settimana hanno riflettuto con esperti, scrittori, poeti, attori, sulla narrazione, come strumento di comunicazione nei diversi contesti di vita e di lavoro. La narrazione è qualcosa di più dell’informazione e della comunicazione. Narrando comunichiamo con gli altri attraverso storie. E le storie ci offrono un di più, un’eccedenza. Nelle storie non troviamo solo dati e informazioni, ma umanità, emozioni, relazioni. Le storie hanno una funzione fondamentale nella nostra vita: aiutarci a trovare il senso.
Ragionare sulla narrazione ci ha portato a riflettere sulla responsabilità delle parole. Le parole possono avvicinare o allontanare, accogliere o emarginare. Molta della violenza che abbiamo intorno parte dalle parole. Da parole che vengono dette per ferire e umiliare. In questa settimana abbiamo cercato dentro di noi, nella nostra vita, parole vere, responsabili, impegnative; parole di pace che aiutino le persone ad incontrarsi e a progettare un futuro più giusto e umano.
(Lucia Bianco, responsabile del progetto Genitori&Figli del Gruppo Abele)