La Pasqua è una festa che parla a tutti, perché rappresenta la tensione costante che attraversa le nostre vite. Quella fra morte e rinascita, disperazione e speranza.
Il Venerdì Santo simboleggia quel luogo dello spirito dove si annidano l’angoscia e il senso d’impotenza rispetto al male che ci circonda, ci condiziona e ci affatica. Ma la Domenica di Pasqua ha il profumo di un ritorno sempre possibile alla giustizia, alla gioia e alla vita.
Questa tensione al bene, questo desiderio di resurrezione, non può però restare un’aspirazione astratta, coltivata soltanto nell’intimo o solamente per sé stessi. Perché la Pasqua arriva quando impariamo a vedere chi, intorno a noi, è “messo in croce” da problemi enormi, superiori alle sue forze.
È dalla povertà che dobbiamo far risorgere le persone, oggi! Dallo sfruttamento, dalle discriminazioni, dalle guerre, dai disastri ambientali, dalle mafie. Ma anche dalle dipendenze, dal disagio mentale, da rapporti familiari conflittuali e violenti.
Nei nostri spazi e servizi di accoglienza, ogni giorno è un venerdì di passione, con tante persone che si sentono condannate a soffrire e abbandonate da tutti. Ma ogni giorno è anche una Pasqua di resurrezione! Per quegli uomini e quelle donne che, grazie a una mano tesa, riescono a emergere dalle difficoltà che li tenevano oppressi, per tornare a vedere un futuro.