Creatività, sostenibilità, inclusione. Sono alcune delle parole d'ordine condivise fra le oltre 30 realtà che il 25 gennaio scorso hanno preso parte alla costituzione della Rete nazionale delle Sartorie Sociali. Un progetto nato per dare maggiore respiro alle tante esperienze di valore che in Italia hanno scelto l'artigianato tessile come strumento per includere persone fragili o marginalizzate.
InTessere, la nostra sartoria sociale nata quattro anni fa grazie a un crowdfunding molto partecipato, e tutt'ora attiva presso la Drop house per donne e bambini in situazione di vulnerabilità, ha voluto credere fin da subito in questa proposta di collaborazione, che unisce partner istituzionali, scientifici e imprenditoriali.
L'obiettivo è quello di raggiungere sempre più persone coi nostri prodotti e col nostro messaggio. Le sartorie sociali hanno infatti un doppio livello di importanza. Sul piano simbolico, perché attraverso la formazione e le opportunità di lavoro contribuiscono a ricucire gli strappi di un tessuto sociale lacerato da povertà e ingiustizie, oltre a intessere relazioni multiculturali in contesti spesso segnati da incomprensioni e paure. Ma sono importanti anche sul piano pratico, perché sono un esempio concreto di sostenibilità attraverso il recupero dei materiali, e rimettono in circolo saperi artigianali antichi, capaci di misurarsi col gusto estetico del presente.
In questi primi anni, InTessere ha offerto occasioni di formazione e lavoro a persone con esistenze in salita, ma tanta voglia di creare qualcosa di bello per sé e per gli altri, attraverso l'arte del cucito. L'incontro di Termoli ci ha dato nuove energie e tanti spunti utili da coltivare. La speranza è che, come spesso accade, dall'unione si crei la forza, e il frutto del nostro lavoro possa trovare nel tempo nuovi sbocchi, anche commerciali, per far crescere la sartoria.