Non basta più parlare di famiglie, è necessario parlare con le famiglie. Stare in ascolto delle storie che raccontano, riflettere sulla loro esperienza quotidiana dell'educare e dell'educarsi. Comete è una performance teatrale che nasce proprio da questa esigenza: la rappresentazione è incentrata sulla comunicazione in famiglia, e conclude il laboratorio per genitori e figli diretto dal regista Claudio Montagna e organizzata dal Gruppo Abele. Lo spettacolo verrà recitato interamente con le modalità dall’improvvisazione da parte di chi ha partecipato al laboratorio: è un modo per ridare voce e soggettività ai protagonisti dei percorsi che da anni il Gruppo Abele propone alle famiglie.
“Il laboratorio, al quale hanno partecipato 24 persone, genitori e figli in parti quasi uguali, è stato davvero breve: abbiamo dovuto ideare, allestire e provare una rappresentazione che a dire il vero non sarebbe corretto definire spettacolo vero e proprio” ha commentato Claudio Montagna, specificando che, “tuttavia, teatro si è voluto fare e venerdì prossimo teatro sarà, se per teatro si intende un modo per parlare, ascoltare, riflettere e fantasticare su quello che una comunità offre a se stessa. Un modo insolito, non ingannevole, nonostante si basi sulla finzione, la simulazione, l’imitazione, e il cui linguaggio nasce dalla poesia”.
Uno spettacolo in bilico tra finzione e realtà, al cui centro pone le complesse dinamiche della vita famigliare: “Nel nostro caso la comunità è quella di chi vive la piacevole e complessa avventura di essere genitore o figlio. E venerdì 17 Febbraio parlerà teatralmente a se stessa attraverso un gruppo portavoce di 24 attori che, improvvisando, racconteranno come la famiglia è in sé un ambito di comunicazione. Pur nelle difficoltà della convivenza, ognuno si sente vicino agli altri e li sente vicini. Li conosce, li sa. E’ in rapporto stretto e per lo più positivo con gli altri. Dunque, nella gran parte dei casi, ognuno vive in funzione degli altri in un clima di affetto, di amore, anche se silenzioso e implicito”.
“Ma la debolezza umana cerca dei segni, dei segnali: gesti, azioni e parole che i sensi possano percepire”. L’importante, secondo il regista, non è solo sentirsi in sintonia con i propri cari, ma anche saperlo comunicare al meglio: ”Non si può dare per scontato che una relazione, per quanto affettuosa e positiva, sia sempre reciprocamente percepita. Bisogna in qualche modo, smancerie a parte, esplicitarla, comunicarla, confermarla. Nel silenzio si può correre il rischio di un reciproco e sbagliato sospetto di egocentrismo e indifferenza”.
Questa serata sarà anche l’occasione per fare festa insieme, per condividere un momento di convivialità tra tutte le famiglie che vorranno partecipare. Festa perché costruire spazi in cui incontrarsi, uscire dalla propria solitudine di genitori e di figli, trovare un senso alle fatiche quotidiane, ma anche una comunità, un noi da condividere è davvero una festa.
In serata interverrà a commentare i risultati emersi Leopoldo Grosso, psicologo e presidente onorario del Gruppo Abele che commenterà i contenuti emersi.
(lucia bianco e giacomo pellini)
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