"Questo è un libro bussola che va all'essenza del fenomeno e fornisce una guida pratico teorica. Il solo afflato civico infatti non basta, occorre accompagnarlo e sostenerlo con le competenze, con i saperi”. Inizia con le parole della giornalista del Fatto Quotidiano Elena Ciccarello, la presentazione del libroAnticorruzione pop scritto da Leonardo Ferrante e Alberto Vannucci. L'incontro si è svolto giovedì 22 giugno alla Certosa 1515 di Avigliana, sede formativa della attività del Gruppo Abele, e ha aperto i lavori della Scuola di “comunità monitorante” Com.mon, in programma fino a domenica 25 giugno e organizzata da Gruppo Abele, Libera e Master Apc dell'Università di Pisa.
Un libro di agile lettura nonostante sia denso di contenuti e significati, nato con l'obiettivo di fornire strumenti ai cittadini che “sono chiamati a porre delle domande a chi deve dare delle risposte, iniziando dal proprio territorio di appartenenza. E a insistere, nel caso in cui queste risposte non arrivino” ha spiegato Leonardo Ferrante, referente nazionale del settore Anticorruzione civica e cittadinanza monitorante per Libera e Gruppo Abele.
Gli autori di Anticorruzione pop invitano a ragionare sulla pseudo-stima del costo della corruzione in Italia: 60 miliardi di euro annui. Una cifra che, si legge nelle pagine del libro, può avere una valenza pedagogica e di riflessione, ma è opportuno tenere a mente che la corruzione è un male sociale oscuro, sommerso e come tale i danni che provoca sono incalcolabili.
La domanda sorge spontanea: come prevenire, riconoscere e affrontare la corruzione se essa è un malaffare sommerso? Alberto Vannucci, ideatore e direttore del Master Apc dell'Università di Pisa: “Partiamo dal presupposto che si tratta di una battaglia popolare, da qui il termine pop richiamato nel titolo del nostro libro. La corruzione è l'accordo attraverso il quale poche persone saccheggiano il bene di tutti, è una questione elitaria. Quindi il suo contrasto deve corrispondere a una reazione popolare, alimentata da campanelli d'allarme come campagne elettorali troppo costose, amicizie chiacchierate, contiguità tra professionisti e criminali... Bisognerebbe, per dirla con un’iperbole, trasformarsi in ‘stalker civici’: la prima volta si busserà alla porta di un ufficio sbagliato, ma la seconda volta già si capirà a chi ci si dovrà rivolgere per porgere le domande scomode”.
Edito dalla casa editrice del Gruppo Abele, il libro Anticorruzione pop si conclude con un vademecum, essenziale per chi vuole essere un cittadino monitorante ma “da considerare come un percorso e non tanto come un passaggio obbligato”, ha precisato Alberto Vannucci. Un percorso suddiviso in tre tappe: illuminare, vigilare, partecipare. Un vademecum che sprona il cittadino a “Difendere ciò che è prezioso”, ad agire nell’immediato per essere i primi attori di un cambiamento radicale, che consegni al passato la pratica pervasiva della corruzione nel nostro Paese.
(marika demaria)
(video di monica ambrosino e toni castellano)
Leggi anche:
#Common2 - Cittadini monitoranti: come funziona il “diritto a sapere”?
#Common3 - Don Ciotti alla Scuola Common: “i cittadini monitoranti sono cittadini liberi”
#Common4 - L’etica (personale e istituzionale) come risposta alla corruzione