Marcelo ViñarLa parola 'trauma' è ormai entrata nel nostro vocabolario quotidiano. Niente di cui stupirsi: assistiamo infatti a una violenza diffusa che non può che portare a una sofferenza diffusa. Quella delle vittime. Sono vittime quelle degli attacchi terroristici ma sono vittime anche migranti e rifugiati, che costituiscono ormai il centro delle economie della morte. Come classificare queste diverse esperienze di sofferenza? Come interpretarle e curarle?
Ne discuteranno psicanalisti e psichiatri insieme a studenti e operatori sociali durante il seminario
Trauma e diritti umani – Strategie per l’ascolto e la cura delle vittime di violenza. Il seminario si terrà il
13 novembre presso il
Campus Luigi Einaudi (Lungo Dora Siena 100/A, Torino)
14 novembre alla
Cavallerizza Reale (Via Giuseppe Verdi 9, Torino) ed è promosso dall’Associazione Gruppo Abele con il CPS dell’Università degli Studi di Torino (Dipartimento di Culture, Politica e Società) e il Cretam dell’Università degli Studi di Torino (Centro Ricerche in Etnopsichiatria e Antropologia delle Migrazioni).L'incontro vedrà la partecipazione di
Marcelo Viñar (Montevideo), psicoanalista che ha consacrato la sua vita alla riflessione sul trauma e alla cura delle persone vittime di violenza, e
Claire Mestre, psichiatra, psicoterapeuta e antropologa dell’Università di Bordeaux e dell’Associazione Mana. Condurranno l’incontro
Roberto Beneduce e
Simona Taliani (Università di Torino e Centro Frantz Fanon).
Claire MestreL'obiettivo è riflettere sulle molteplici ragioni della violenza e sui modi attraverso i quali essa grava sui corpi, sugli individui e i gruppi (tortura, abusi, esodi), ma anche sugli approcci clinici non standardizzati che tengano in considerazione le specificità di ogni singola storia: adolescenti vittime di tratta, ma anche adulti che sono scappati dalla guerra, sebbene la guerra la portino ancora dentro. Percorsi diversi che esigono trattamenti diversi. Un invito dunque a invertire la marcia, a combattere l'impoverimento delle forme di ascolto, e ad abbandonare la nozione del del PTSD (Disturbo posttraumatico da stress), che si è imposta come la litania universale che nomina ogni disturbo, ogni condizione, ogni forma di crisi.