Zone e corridoi umanitari per garantire sicurezza e accesso agli aiuti internazionali; assistenza alle vittime e alle loro famiglie; liberazione dei prigionieri politici, lotta al terrorismo e costituzione di un governo di consenso popolare che guidi il processo verso una pace immediata e porti all'elaborazione di un programma di ricostruzione.
Sono queste le colonne portanti dell'appello Noi siriani, lanciato da una serie di organizzazioni e associazioni del Paese mediorientale e a cui hanno aderito diversi soggetti internazionali, compreso il Gruppo Abele.
Il popolo siriano, obbligato a un lustro di una guerra catastrofica, compresso sotto una dittatura degenerata in violenza senza confine, prova così, con la spinta della società civile, a uscire dall'angolo della Storia. "In milioni viviamo senza casa né lavoro, senza sanità né scuola per i nostri figli, senza futuro", denunciano i firmatari.
"Veniamo ancora uccisi, costretti a combattere, a vivere nel terrore, a fuggire, veniamo umiliati e offesi. Ai tavoli delle trattative siedono solo coloro che hanno interessi economici e politici sulla Siria. A noi, vere vittime della guerra e veri amanti della Siria, l’unico diritto che è lasciato è quello di scegliere come morire in silenzio. Ma noi, nel rumore assordante delle armi, rivendichiamo il diritto di far sentire la nostra voce, e insieme a coloro che ci sostengono e a chi vorrà unirsi al nostro appello", chiosano.
Per sostenere e sottoscrivere l’appello
Operazione Colomba
e mail: opcol.ls@apg23.org