Liliana e Silvia hanno entrambe 27 anni, vengono una dalla Sicilia e l'altra dalle Marche e nel processo di crescita hanno incontrato sulla propria strada il Gruppo Abele. Da dicembre scorso sono impegnate nel servizio civile. Otto mesi dopo, e con il nuovo bando appena uscito, queste le loro riflessioni sull'esperienza che stanno vivendo.
Il tuo nome.
L.: Liliana.
S.: Silvia.
Anni.
L.: 27.
S.: 27.
Vieni da?
L.: Sicilia, Agrigento.
S.: Marche, San Benedetto del Tronto.
Raccontaci la tua esperienza di servizio civile al Gruppo Abele.
L.: La mia esperienza di servizio civile al Gruppo Abele ha avuto inizio in un momento particolare della mia vita. Alla fine dell'anno scorso, avevo un'opportunità professionale con una multinazionale, che, per quanto concreta, non mi dava quelle gratificazioni che mi attendevo. Per questo, a dicembre 2017, ho deciso di prendere una decisione radicale, lasciando tutto e cominciando il servizio civile qui con Genitori e Figli. Dopo otto mesi posso dirlo: si tratta di un'esperienza arricchente, sia dal punto di vista professionale, avendomi dato l'opportunità di mettermi in gioco per le competenze che avevo e di acquisirne altre, sia a livello umano, in quanto è possibile maturare come persona, in un rapporto continuo e maturo con persone dai valori saldi e importanti.
Per quel che riguarda invece il mio impegno quotidiano, lavoro a contatto prevalente con i bambini, sia quelli di fascia 0-3 anni, sia quelli più grandi. Con i primi, che spesso provengono da contesti parentali molto restrittivi a livello di rapporti, proviamo ad attivare processi di autonomia; con i secondi invece, puntiamo a stimolare processi di creatività. Gli uni e gli altri in spazi leggeri e contesti senza troppe regole.
S.: Ho conosciuto il Gruppo Abele già prima di sceglierlo per il servizio civile. L'impegno costante sul territorio, l'attenzione alle problematiche sociali, la cura come elemento imprescindibile di contrasto al disagio, l'attenzione alla dignità della persona. Tutto quello che fa parte della 'genetica' del Gruppo Abele, del suo 'dizionario dell'impegno', rappresentava e rappresenta una buona parte del mio pensiero, riflesso anche nel mio cammino di studi universitari, in Psicologia clinica.
Per quel che riguarda il servizio civile, invece, sono in Aliseo, la onlus nata dalla costola del Gruppo Abele che si occupa di alcoldipendenze, dove mi occupo di accoglienza e partecipo ai gruppi (educativi e terapeutici). Un settore sicuramente complesso, emotivamente forte, a perenne contatto con le criticità, dove è facile e insieme terribile leggere il fallimento della società rispetto al sostegno alle persone.
Il primo impatto non è stato semplice. Trovarsi a toccare con mano le vite sofferte delle persone può essere destabilizzante. Soltanto con il tempo impari a razionalizzare, capisci che ci sono dei percorsi di aiuto da mettere in campo che richiedono fermezza. Per fortuna Aliseo ha un'equipe attrezzata, formata e competente capace di gestire queste situazioni e di lavorare su percorsi complessi di prevenzione della ricaduta.
Consiglieresti a un tuo coetaneo di intraprendere il percorso di servizio civile?
L.: Sì, perché attraverso una commistione di formazione e lavoro ti sostiene nel processo di crescita e a meglio leggere e interpretare la storia e la realtà che ti circonda. Ritengo il servizio civile una sorta di inizio e anche un bivio: un inizio perché ci si approccia ancora inesperti e un bivio perché serve a indirizzarti per i passaggi successivi.
S.: Indubbiamente sì. Per quel che mi riguarda, questa esperienza sta incidendo a fondo sulla mia lettura del mondo, e al mondo mi sta avvicinando. Oltre a portarmi una crescita professionale evidente. Nella gestione delle criticità, nei momenti di condivisione e di discussione di squadra, ho maturato la mia lettura dei fatti e maturato quel secondo sguardo che non si ferma alla visione del disagio, ma che ti induce ad andare avanti, a passare dalla trattazione del problema alla cura della persona.
(piero ferrante)