In estate, almeno in questo emisfero, è abituale, mare o montagna che sia, avvicinarsi alla natura.
Per alcuni, quelli che crescendo sono andati a lavorare in città, spesso è un ritorno alle origini. Vedere come è cambiato l’ambiente della propria infanzia quasi fosse una scoperta, nuova ogni estate.
Occorre disillusione.
Per quelli che preferiscono salsedine, onde e spiagge, "L’impatto dei cambiamenti climatici, l’erosione e il cemento selvaggio stanno cambiando la morfologia delle spiagge italiane” avvisa Legambiente sul Report Spiagge 2019. “A ciò va aggiunto il problema dell’inquinamento, l’accessibilità negata e quello delle concessioni senza controlli. Parliamo di un Paese dove le spiagge libere sono spesso un miraggio, il più delle volte di serie B poste vicino a foci dei fiumi, fossi o fognature dove la balneazione è vietata. Nella Penisola la percentuale di spiaggia libera è inferiore al 50% delle coste sabbiose. In Liguria ed Emilia Romagna solo il 30% del litorale è ‘free’. Quasi il 10% delle coste è interdetto alla balneazione per inquinamento.
Per quelli che amano il fresco estivo, le camminate in salita e i paesaggi delle montagne ghiacciate, il monito arriva dall’alto: “Negli ultimi 6 anni ho visto deserti avanzare e ghiacci sciogliersi: spero che le nostre parole possano allarmare davvero verso il nemico numero uno di oggi” ha detto Luca Parmitano, comandante della missione spaziale Beyond, nella prima conferenza stampa, in collegamento dalla Iss con il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano. Indicando il nemico numero uno nel riscaldamento globale.
A quelli a cui invece piace cambiare meta e vedere posti esotici, nuovi ogni estate, segnaliamo che in Siberia le foreste russe stanno andando a fuoco. 3.2 milioni di ettari di bosco (una superficie equivalente al Belgio) stanno bruciando da settimane. Territori che durante il resto dell’anno sono coperti dalla neve si scoprono ora per il caldo anomalo e vengono cancellati da incendi, alimentati da venti torridi per quelle latitudini. Per altro, una legge russa impedisce di intervenire a pompieri e guardia forestale perché i boschi di cui parliamo si trovano distanti dalle zone abitate e domare le fiamme sarebbe più costoso delle risorse da salvare, ossia l’ecosistema boschivo artico.
Clima più umido, altro emisfero: la vitale foresta pluviale brasiliana sta sparendo. Nel maggio scorso l’Inpe, l’Agenzia di ricerca spaziale pubblica ha denunciato il disboscamento di 739 chilometri quadrati di foresta pluviale. È il dato peggiore degli ultimi 10 anni. Si tagliano due campi di calcio di alberi ogni minuto. Il doppio rispetto al 2017. Il presidente Bolsonaro ha fatto ripartire il disboscamento, motivando: “La foresta è nostra, non appartiene al mondo”.
Anche il Sud-Est asiatico non ha il clima rilassato che si addice a delle vacanze. Un intero continente, l’Asia, si è recentemente ribellato alle politiche occidentali di smaltimento rifiuti. La ragione è che in quella zona di mondo finiscono i tre quarti dei rifiuti di tutto il pianeta, complici il sottosviluppo, la corruzione e l’inesistenza di normative ambientali. I soli dati delle Nazioni Unite per il 2018 dicono che in India sono triplicate le importazioni di rifiuti di plastica. In Malesia quintuplicate. In Thailandia raddoppiate. L’Indonesia ha fatto lo scorso anno il record di importazione di rifiuti: +141%. Molti di questi Paesi hanno già annunciato la data di fine delle importazioni, come a dire “Siamo pieni. Smaltiteveli voi”.
Più in generale, nel resto del pianeta, pochi si sono accorti di aver consumato troppo, anche quest’anno.
È arrivato, con tre giorni di anticipo rispetto al 2018, l’Earth Overshoot Day. Ossia in giorno in cui la Terra annuncia l’entrata in riserva. Significa che l’umanità ha consumato in meno di 7 mesi il budget di risorse naturali che il nostro pianeta ci ha messo a disposizione per l’intero 2019. Per la prima volta, la data cade nel mese di luglio, il 29. Significa, in pratica, che secondo i calcoli del Global Footprint Network, l’umanità sta usando attualmente la natura 1.75 volte più velocemente di quanto gli ecosistemi del nostro pianeta siano in grado di rigenerare.
Insomma, dove andare queste vacanze per coniugare il relax con il rispetto dell’ambiente che ci accoglie e coccola?
Ha preso il via in Etiopia un mastodontico piano volto a contrastare il processo di desertificazione che da tempo minaccia il futuro del Paese. In un solo giorno sono stati piantati più di 200 milioni di alberi.
Dopo un secolo di disboscamenti selvaggi volti a favorire l’estensione delle aree coltivabili e l’industria del legname, la superficie di suolo coperta dalle aree boschive è scesa dal 35% al 4% del territorio.
Purtroppo il clima politico etiope non è dei migliori, tanto che si sospetta che questa iniziativa, lanciata dal primo ministro Abiy Ahmed, punti a distrarre l’opinione pubblica dalle tensioni dovute ai conflitti etnici che hanno costretto due milioni e mezzo di persone ad abbandonare le loro case. Alcune migliaia di queste dirette verso l’Europa. Ma non per le vacanze.
(toni castellano)