La Rete dei Numeri Pari, realtà che unisce centinaia di associazioni diffuse in tutta Italia che condividono l’obiettivo di garantire diritti sociali e dignità a quei milioni di persone a cui sono stati negati, e di cui il Gruppo Abele e Libera fanno parte fin dal primo momento, ha recentemente lanciato la campagna di comunicazione Andrà tutto bene SE...
In un periodo, questo condizionato dall'emergenza sanitaria, in cui i ritmi produttivi e sociali sono stati necessariamente rallentati e al maggior tempo e alla maggior qualità della riflessione offertaci si sono mostrati tutti i paradossi del nostro sistema societario, la Rete dei Numeri Pari propone un ragionamento da abbinare al tanto desiderato ritorno alla normalità: andare oltre l'iniziale "Andrà tutto bene", ragionare sul cosa è andato male tanto da generare la situazione odierna e porsi l'ipotesi del cambiamento futuro, a condizione che qualcosa venga corretto: Andrà tutto bene se... appunto.
Cosa ci ha portato alla situazione attuale? È la domanda da cui far partire il ragionamento per "evitare che questa drammatica situazione si ripresenti in un prossimo futuro in maniera ancora più aggressiva e tragica. Basta guardare alla relazione tra collasso climatico e nuovi virus, denunciata oltre un decennio fa dall'OMS, e tra questi e l'inquinamento ambientale che ne amplifica l'impatto. Basta osservare l'assenza di misure idonee in Italia come in Europa per adeguarsi e organizzare una risposta che metta al centro la difesa della vita e non degli interessi economici dei più forti. Basterebbe ricordarsi il numero di giorni in cui in Lombardia e Piemonte il livello del PM10 era oltre la soglia dell'illegalità, eppure nessuno è intervenuto per fermare e riconvertire le produzioni inquinanti. Abbiamo visto in questi anni il feticcio della legalità ergersi a paradigma per essere usato solo contro i più deboli, gli ultimi, quelli che subiscono la vera ingiustizia: la miseria".
Qual è la situazione attuale? È sufficente osservare. "Oggi gli effetti di queste politiche catastrofiche sono sotto gli occhi di ognuno di noi . Una politica piccola, perennemente orientata al consenso immediato, incapace di una visione d'insieme. Pensiamo agli errori compiuti sulle politiche economiche messe in campo, che sono costate la vita a migliaia di persone e ne hanno scaraventate milioni nella miseria". L'evidenza dice che "un terzo del paese è a rischio povertà, 5 milioni sono in povertà assoluta, 1 milioni i minori nell'indigenza, 9 in povertà relativa, 11 non possono curarsi, 4 milioni i lavoratori e le lavoratrici povere, e così via. Mentre noi chiedevamo diritti e dignità ci è stato risposto che la priorità era invece la sicurezza".
Come correggere il futuro? La campagna di Numeri Pari propone delle alternative: "Non appena la cosiddetta fase di quarantena sarà terminata, se non vogliamo essere costretti a rivivere ogni anno sotto la minaccia di crisi e pandemie sempre peggiori - come denunciato tra gli altri dall'OMS, dall'IPCC, dall'UNEP - abbiamo tutti e tutte la responsabilità irrimandabile di aprire una stagione di mobilitazione e di cambiamento. L'obbiettivo è quello di rimettere al centro dell’agenda politica nazionale le necessità, le proposte e gli obiettivi da perseguire per garantire - già nell'immediato futuro - i diritti fondamentali e, allo stesso tempo, rilanciare l'economia attraverso la transizione ecologica delle attività produttive e della filiera energetica, unica strada per rimettere insieme il diritto alla salute e il diritto al lavoro con i diritti della natura.
E un appello: "Prima di poterci ritrovare nelle nostre assemblee, nelle piazze, nelle strade, nelle fabbriche, nelle scuole, nelle università, vorremmo chiedere a ciascuno di voi di dare il proprio contributo per far crescere il livello di consapevolezza su questioni fondamentali per la democrazia del nostro Paese".