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NotizieIstruzione, un diritto più che mai virtuale

Solo in Italia sono 3.6 milioni gli studenti in DaD, quasi la metà del totale. Numerosi i problemi rilevati da famiglie e professionisti del settore: accesso diseguale alle piattaforme per la didattica a distanza; minore efficacia dell'insegnamento virtuale; forte disagio legato alla perdita della dimensione relazionale, sia con gli insegnanti che fra pari. La situazione in vista del 20 novembre

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Nella celebre versione illustrata da Quino, l’articolo 7 della Dichiarazione dei diritti del fanciullo viene riletto in chiave ironica da Felipe, studente svogliato: “Il nostro diritto all’istruzione è così indiscutibile… Che non c’è speranza che qualche anima caritatevole ce lo tolga!”.
Ci ha purtroppo pensato il Covid, a 61 anni da quel documento e a 31 dalla relativa Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, a colpire un diritto garantito già prima in maniera assai disomogenea nel mondo.
In previsione del 20 novembre, ricorrenza della firma del trattato, istituzioni e Ong provano a fare il punto di ciò che accade. Con un focus specifico sull’impatto della pandemia in campo educativo.

Solo in Italia sono attualmente 3.6 milioni gli studenti in DaD, quasi la metà del totale. Si tratta perlopiù di alunni delle superiori, ma in alcune regioni rimangono a casa anche quelli delle medie e delle primarie. Numerosi i problemi rilevati da famiglie e professionisti del settore: accesso diseguale alle piattaforme per la didattica a distanza; minore efficacia dell’insegnamento virtuale; forte disagio legato alla perdita della dimensione relazionale, sia con gli insegnanti che fra pari. Save The Children Italia, nel suo XI Atlante dell’infanzia a rischio, parla di “zone rosse di povertà educativa” e sottolinea come le scelte politiche volte ad arginare i danni della pandemia abbiano lasciato le esigenze dei più piccoli agli ultimi posti. Punta inoltre l’attenzione sulla disparità di genere: le ragazze rischiano di restare ulteriormente indietro.
Eppure gli alunni italiani, persino quando partono da condizioni di svantaggio, possono ritenersi fortunati rispetto ai coetanei in altre zone del mondo. Nel rapporto What we have learnt, con dati raccolti fra giugno e ottobre 2020, Unesco, Unicef e Banca Mondiale rilevano come nei Paesi a reddito basso e medio-basso gli studenti abbiano perso già quattro mesi di lezioni dall’inizio della pandemia, abbiano avuto più difficilmente accesso agli strumenti di istruzione a distanza e siano ora in procinto di rientrare in scuole meno sicure. Inoltre la maggior parte di questi Paesi, a causa della crisi economica, sarà costretta a ridurre gli investimenti in ambito educativo.
Forse neppure il geniale Quino, recentemente scomparso, troverebbe le parole per farci sorridere e sperare di fronte a un simile scenario.

(cecilia moltoni)

In questo articolo Cultura e formazione, Famiglie, Giovani

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