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NotizieAmare un quartiere è prendersi cura degli spazi in comune

Dove un tempo c'erano scale grigie e mal messe, oggi c'è una piccola grande opera d'arte collettiva. Inaugurata venerdì scorso, 2 luglio, #lascaladimilanobarriera è il modo attraverso cui le ragazze e i ragazzi di Barriera Milano, guidati dall'artista Alessandro Bulgini, hanno voluto ridare vita a uno spazio in abbandono

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"Milano ha la sua Scala. Barriera di Milano, adesso, anche". Si scherza e, nello scherzo, si fa sul serio. Serio senza noia però, serio che si traduce, piuttosto, con l'aggettivo "importante". Serio come serio è prendersi cura degli spazi in comune, quei pochi che, da Torino a Palermo, ancora restano in piedi nelle periferie più lontane dal centro. Come la scalinata di via Perosi, fino a qualche giorno fa tristi e scialbi parallelepipedi, d'un grigio sbavato che il sole d'estate rendeva insopportabile agli occhi.

Ai giardini di via Perosi, affogati tra i palazzoni popolari di Barriera di Milano, non lontani dall'Ospedale San Giovanni Bosco e a pochi passi da corso Taranto (strada di una delle esperienze di edilizia popolare più rilevanti della Torino operaia novecentesca), il Gruppo Abele c'è da tempo, con il lavoro dell'Educativa di Strada. Contatto continuo con ragazze e ragazzi di ogni origine, italiani di nascita e famiglia, e soprattutto italiani non ancora italiani, nati in Italia, studenti in Italia, adolescenti multilingue in Italia. Da queste parti, nell'assenza di proposte serve fare di ogni cosa un'opportunità: per esempio le panchine si usano per fare ripetizioni e compiti e insieme, sotto gli alberi, si appianano i conflitti e si piantano le basi di idee nuove o si progettano tornei di ogni tipo.

Da queste parti, quindi, una panchina non è solo una panchina e un albero non è solo un albero. E così nemmeno una scala, che poi sono gli spalti di un campetto da calcio ormai malridotto, con il linoleum che si stacca pericolosamente da terra e fa inciampare chi gioca. La scala non è solo una scala e anzi è più importante ancora del resto. Perché sulla scala si creano le relazioni, si ascoltano le nuove tendenze musicali, si fanno i selfie per Instagram e i video per Tik Tok. Si fanno le treccine ai capelli per ingannare il tempo, i più piccoli fanno volare gli aerei di carta e gli spericolati fanno le evoluzioni arrampicandovisi.

Per farlo rinascere, ci sono voluti i ragazzi, il loro lavoro, le loro idee, la loro voglia di non arrendersi al già finito, alla decadenza. E c'è voluta tutta la fantasia di un artista di quartiere, Alessandro Bulgini, entusiasta animatore di Barriera tutta e di Barriera abitante (qui il video in cui spiega il senso dell'opera). Da questo intreccio di arte per professione e arte per sperimentarsi è nato il progetto #lascaladimilanobarriera, che ha fuso in un unico amalgama di partecipazione associazioni, enti formativi e singole persone (Opera Viva, il collettivo artistico Vernice Fresca in Barriera, la scuola media Viotti, istituto professionale Beccari, Franco Carapelle di Teatro e Società, progetto Liberi di Crescere) che ha portato venerdì 2 luglio, dopo un lavoro durato una settimana di colorazione e disegno, a inaugurare lo spazio. Un'inaugurazione informale che, presenti l'assessore alle Politiche giovanili del Comune di Torino Marco Giusta e la presidentessa della Circoscrizione VI Carlotta Salerno, è servita piuttosto a spostare l'attenzione dal dito della scala in sé alla luna dell'incuria dello spazio.

Hanno partecipato all'evento anche il presidio Felicia Impastato, il progetto The Smiling Van, la cooperativa Esserci, la Fondazione Uniti per Crescere Insieme.

Ora la scala ha perso la tristezza del grigio ed è decorata di motivi diversi, sullo stile di tappeto berbero. Un modo per comunicare anche attraverso i simboli, senza troppe parole. E trasformare un luogo finora impersonale nella rappresentazione plastica di una generazione intera.

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(piero ferrante)

In questo articolo Cultura e formazione, Giovani

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