C'è una parola che è ricorrente tra le persone senza fissa dimora di Torino quando si parla del dormitorio comunale dell'emergenza freddo in via Traves. Una parola che echeggia, fa clamore, e che spiega bene quanto lungo sia il percorso che l'amministrazione pubblica deve affrontare. Una parola che, non più tardi di qualche settimana fa, interpellato da La Stampa, ha ricordato anche Stefano Lo Russo, sindaco di Torino al suo primo inverno a capo della città.
"Canile": eccola qual è la parola. Donne e uomini senza una residenza stabile in questi anni - e ancor di più nel tremendo inverno del Covid - si sono sentiti messi da parte in quanto esseri umani e portati all'attenzione mediatica in quanto casi (evidentemente poco) umani. Ma è stato lo stesso Lo Russo a schiudere le porte di un "cambio di approccio", aprendo alla necessità di avviare un discorso condiviso per dare "risposte strutturali", non solo emergenziali.
Il cantiere delle idee e delle discussioni è aperto e metterà insieme le necessità del pubblico con l'esperienza del privato sociale, della galassia delle associazioni che da anni operano e vivono al fianco di chi è senza una casa. Intanto, con l'arrivo delle notti più fredde, sono arrivati i numeri del Piano invernale 2021/2022: saranno 800 i posti di accoglienza in città di cui 600 in case di ospitalità pubbliche e 200 in progetti di autonomia abitativa.
Come sempre, anche il Gruppo Abele sarà impegnato al fianco delle donne senza fissa dimora, con la nostra casa di ospitalità di via Pacini che, come le altre aderenti alla rete dei dormitori del Servizio Adulti in Difficoltà della Città di Torino, resterà aperta tutti i giorni ventiquattr'ore su ventiquattro, permettendo alle ospiti di avere un rifugio certo nei momenti più ostici dell'inverno alle porte. In tutto, i posti garantiti dal Gruppo Abele sono 23, 20 dei quali nella casa di ospitalità e tre in percorsi di autonomia abitativa.
(piero ferrante)
