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A rovinare e a togliere significato a ricorrenze e feste importanti sono le commemorazioni che hanno spesso l'effetto di trasformare cose vive in cose morte o imbalsamate di cui non si percepisce l'attualità, l'incidenza sulla nostra vita quotidiana. Anche per questo l'iniziativa del 21 aprile prossimo, alle 17.30, a Binaria Book (con la partecipazione di Marco Revelli, Diego Novelli, Beatrice Verri e Lucio Monaco e con la musica e i canti di Giovanni Battaglino non sarà una commemorazione

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A rovinare e a togliere significato a ricorrenze e feste importanti sono le commemorazioni che hanno spesso l’effetto di trasformare cose vive in cose morte o imbalsamate di cui non si percepisce l’attualità, l’incidenza sulla nostra vita quotidiana. Anche per questo l’iniziativa del 21 aprile prossimo, alle 17.30, a Binaria Book (con la partecipazione di Marco Revelli, Diego Novelli, Beatrice Verri e Lucio Monaco e con la musica e i canti di Giovanni Battaglino non sarà una commemorazione. Si partirà – com’è giusto che sia in una libreria – da due libri, entrambi editi dalle Edizioni Gruppo Abele (Antologia della Resistenza. Dalla marcia su Roma al 25 aprile, di Luisa Sturani Monti, la cui edizione originale è del 1950, e Resistenze. Quelli di Paraloup, a cura di Beatrice Verri e Lucio Monaco), ma con lo sguardo all’oggi. Anzitutto, alla costituzione, frutto della resistenza, che proprio in questi giorni è stata modificata in modo improvvido e regressivo con un intervento legislativo che sarà sottoposto a ottobre a un referendum confermativo/oppositivo (a cui è dedicato un recentissimo libretto, sempre delle Edizioni Gruppo Abele, dall’inequivoco titolo Io dico no, con contributi di Luigi Ciotti, Alessandra Algostino, Tomaso Montanari e Livio Pepino).
La resistenza, la liberazione, la costituzione sono il fondamento della nostra società e della nostra convivenza. Eppure sono oggetto, quando va bene, di celebrazioni rituali e a volte ipocrite; la festa della liberazione è poco frequentata dai giovani; la costituzione viene considerata da molti un ferro vecchio. Perché? Perché – lo ripeto – sono imbalsamate. Non parlano alla nostra vita di tutti i giorni. Eppure la cosa sarebbe ben possibile.
Cominciamo dalle parole. Resistenza non è il termine originale, è una definizione venuta dopo. I partigiani non si definivano “resistenti” ma “ribelli”. Ribelli contro un sistema che negava le libertà fondamentali, contro una società che consideravano ingiusta, contro dei rapporti sociali autoritari. Parallelamente la costituzione contiene, nel suo articolo 3, secondo comma («È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese»), la constatazione che la società italiana non è né libera né uguale e indica come bussola, come stella polare dell’agire dei cittadini consapevoli il conflitto, individuato come strumento insostituibile per raggiungere la libertà e l’uguaglianza. Come ha scritto Gustavo Zagrebelsky: «Può sembrare strano ma la Costituzione italiana è una Costituzione di opposizione».
Forse se cominciamo a ragionare su termini come «ribelli», «conflitto», «opposizione», il 25 aprile e la costituzione possono diventare, per noi e per i nostri ragazzi, realtà non lontane ma familiari. Facciamo, dunque, un ulteriore passo e vediamo come quei concetti e quelle ricorrenze ci interpellano. Cito tre questioni.

La prima è quella dell’uguaglianza. Viviamo in una situazione di crisi (mancanza di lavoro, assenza di prospettive etc.). Oggi il futuro evoca una selezione sociale crescente in cui solo alcuni ce la faranno mentre gli altri saranno lasciati irrimediabilmente indietro. Il tutto in un contesto in cui, anche nella culla del welfare, vengono meno le protezioni dello Stato sociale contro le disgrazie e gli accidenti della vita (dalle malattie alla perdita del lavoro) o anche solo contro fragilità fisiologiche, come la vecchiaia. E ciò in una cultura in cui trionfa l’ideologia della esclusione secondo cui la società non può permettersi il lusso di chi non ce la fa o è superfluo, quando non dannoso, per la collettività e tutti possono, da un giorno all’altro, diventare scarti. La liberazione, la resistenza, la costituzione hanno qualcosa da dirci al riguardo?

La seconda questione che voglio segnalare è quella dell’ambiente. Abbiamo un paese asfissiato dal cemento e un territorio che si sfalda a ogni pioggia (e non parliamo dello stato degli edifici pubblici e delle scuole). E intanto prosperano le grandi opere di cui il presidente del Consiglio si fa un vanto, indicandole come il necessario volano per la ripresa e lo sviluppo (sic!). Qui vicino a noi, in Valsusa, si vorrebbe costruire una linea ferroviaria ad alta capacità della lunghezza complessiva di 270 km, con una galleria di 57 chilometri, scavata in una montagna piena di amianto e uranio, dal costo totale (a preventivo) di oltre 25 miliardi di euro. Non ha niente da dire sul punto una costituzione il cui articolo 9 tutela il paesaggio e l’ambiente e il cui articolo 32 tutela la salute dei cittadini?

Il terzo tema è quello dell’immigrazione. La storia del mondo è storia di popoli che si spostano. Eppure, la risposta alle migrazioni dell’Italia e dell’Europa è, al di là delle parole di circostanza, un rifiuto sempre più evidente, giunto, nei giorni scorsi a monetizzare il valore di vite umane da affidare in gestione a un paese come la Turchia, impegnato con l’altra mano (e con quel denaro) in una tentativo di annientamento del popolo kurdo. Non hanno niente da dire una resistenza che ha visto combattere insieme italiani e stranieri di decine di paesi e una costituzione che, nell’articolo 10, terzo comma, dichiara che «lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla costituzione italiana ha diritto all’asilo nel territorio della repubblica»?Ecco, di tutto questo – e di molte altre cose analoghe – occorre parlare quando si affrontano i temi della resistenza, della liberazione, della costituzione. È quello che faremo il 21 aprile a Binaria Book.

(livio pepino, referente area editoriale Gruppo Abele)

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