Era il settembre 2012 quando decidemmo, come Gruppo Abele e Libera, di dare avvio a Riparte il futuro: i tempi erano maturi per una grande campagna digitale anticorruzione che nell’arco di tre anni finì a superare il milione di firmatari, affermandosi come una delle più riuscite attività di riforma dal basso, a maggior ragione su un tema così urgente e complesso.
Poi, all’inizio del 2016, pur senza interrompere un percorso, quello di Riparte il futuro, che efficacemente continua in forme autonome sul lato dell’advocacy, ci siamo resi conto che, per fare uno scatto in più, accanto ad una community digitale che domanda mutamento normativo andavano e vanno costruite, incoraggiate e accompagnate una miriade di comunità territoriali monitoranti, che vigilino il territorio per renderlo indisponibile alle mafie e impermeabile al malaffare.
Questa nuova storia comincia quindi da un forte bisogno, che non poteva rimanere disatteso da due realtà che fanno dello stare accanto alle comunità la loro mission e alle quali, dopo tre anni di confronto di alto profilo, veniva chiesto di ritornare ad ascoltare le persone e non solo di farsi ascoltare.
Per tutto il 2016, come Libera e Gruppo Abele abbiamo cominciato un tempo di ricerca-azione, ossia a incontrare coordinamenti e presidi, gruppi di cittadini organizzati desiderosi di avere un accompagnamento su questi temi, esperienze da cui apprendere e che, tutte, utilizzavano un’espressione ancora poco definita: “monitoraggio civico”.
Volevamo capire se esisteva o meno un filo rosso in grado di legare tutto in coerenza. Così, nel luglio 2016, assieme al Master in Analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione dell’Università di Pisa, abbiamo tentato un esperimento chiamato “prima Scuola nazionale di cittadinanza monitorante”. Una scuola, appunto: non un convegno, non un festival, ma tre giorni per riflettere insieme, conoscersi, progettare tra diverse esperienze impegnate nella cosa, capire che cosa avevamo in comune. Il fatto che ci fossero cento, tra partecipanti e relatori, ci suggerì di continuare su quella strada.
Tutto il resto del 2016 e i primi mesi del 2017 ci sono serviti per capire che sì, un filo rosso c’era, c’è e va rafforzato, e che se la Pubblica amministrazione ha i suoi spazi e tempi per affrontare questi temi dalla propria prospettiva, allora anche la società civile è chiamata a fare lo stesso, magari dandosi un metodo. Nasce così Anticorruzione Pop. È semplice combattere il malaffare se sai come farlo, un vademecum edito da Edizioni Gruppo Abele e in uscita a metà giugno. Il libro contiene riflessioni circa quel “qualcosa d’essenziale” che Italo Calvino, nel suo Apologo dell’onestà nel paese dei corrotti, affida come compito alla contro-società degli onesti. Se in molti infatti riconoscono alla società civile organizzata il compito di opporsi al malaffare, prima di questo tentativo (certo più che migliorabile) nessuno ha provato a dire come fare, con puntualità. Accanto alle proposte di costruzione di una “palestra di potere delegato” e di avvio di un “movimento di non-cooperazione con il malaffare”, il manuale suggerisce anche un metodo per la costruzione della “cittadinanza monitorante”, chiamato bussola Common, dove Com.mon. sta proprio per "comunità monitoranti".
Ecco perché la seconda Scuola nazionale di cittadinanza monitorante quest’anno acquisisce il nome di “Common”: non è altro che il tentativo di sperimentare la “bussola” assieme a tante e tanti cittadini che provano a generare integrità dal basso, integrarla, migliorarla, riconoscersi in una narrativa comune. Ci sperimenteremo su due temi: la trasparenza dei beni confiscati, con il progetto Confiscati bene 2.0 e l’associazione Ondata; l’integrità del mondo della salute, con il progetto Illuminiamo la salute e l’associazione Cittadini reattivi.
Se, quattro anni fa, come Libera e Gruppo Abele abbiamo creduto in un sogno, quello di dare avvio ad una grande campagna digitale anticorruzione che ha forse cambiato il modo di discutere di questi temi in Italia, vogliamo oggi tentare di proporre un nuovo obiettivo: una casa, costruita dai cittadini per i cittadini, aperta a tutte quelle realtà che vogliono scambiarsi esperienze, apprendendo vicendevolmente e acquisendo la forza di un’unica teoria del cambiamento con cui attivarsi insieme.
Vi aspettiamo alla Scuola Common.
(leonardo ferrante, referente settore anticorruzione per il Gruppo Abele e Libera)