Sei squadre di giovani, ciascuna composta da tre componenti titolari, non necessariamente sempre gli stessi. Sei squadre e nomi diversi, da "Real Madrid", sogno di notti da campioni internazionali, fino a "Marocco", ovvero la speranza di rivedere il posto da cui sono partiti i propri genitori. In tutto quasi settanta ragazzi coinvolti, d'età compresa tra i 13 e i 20 anni, di otto nazionalità diverse.
Lo chiamano sport di strada, calcio di strada meglio, il che significa l'eliminazione della competizione a ogni costo nel nome della sportività. Ma vuol dire anche uscire dai circuiti spettacolari dell'attività fisica, ritornando all'aspetto ludico. Di strada, appunto. Il senso dell'iniziativa Torino street sta essenzialmente qui. Promossa dalle educative di strada di 10 associazioni tra cui il Gruppo Abele, in collaborazione con il Comune di Torino, ha portato i ragazzi nei quartieri, in un confronto tra pari davanti a un pallone.
L'iniziativa s'è articolata dal 16 aprile fino al 18 maggio, e sono stati quattro diversi tornei di calcetto messi in piedi (grosso modo con cadenza bisettimanale), con tanto di tempo zero (un incontro di conoscenza, discussione e confronto prima dell'inizio delle partite), premiazione finale e attività parallele (da tavoli da ping pong fino a laboratori e dibattiti aperti). I ragazzi hanno avuto anche modo di cimentarsi con la musica, scrivendo a più mani un pezzo musicato da un rapper torinese e cantato a margine dell'ultimo torneo, al parco del Valentino.
(piero ferrante)