Si chiama sharing economy, ed è l’ultima frontiera dell’economia. Il suo funzionamento è semplice: chi condivide un bene o un servizio ne trae guadagno, e chi ne usufruisce contiene i costi. Una logica win-win sia per l’acquirente che per l’offerente.
Il fenomeno si sta espandendo nei settori più disparati: con Airbnb’ si affitta la propria stanza ad altri utenti, scambiandola temporaneamente; con BlaBlacar si condivide un viaggio in auto con altre persone della stessa età; Car2Go e BikeMi permettono di affittare bici e auto. E le proporzioni della sharing economy sono destinate ad aumentare grazie alle possibilità della rete e allo sviluppo delle piattaforme digitali: ogni giorno nascono nuove applicazioni, e sempre più persone sono tentate da nuove possibilità di guadagno.
Una rivoluzione che ha investito anche il Belpaese: secondo l’università Nicolò Cusano di Roma il nostro è uno dei primi tre Paesi, dopo Turchia e Spagna, per numero di utenti e conoscitori. Il cui identikit è ben definito: maschio, sotto i 44 anni, con un alto profilo di istruzione e proveniente dal Nord.
Ma è uno studio dell’università di Pavia ad approfondire ancora di più il fenomeno: secondo i ricercatori dell’ateneo lombardo, il giro d’affari della sharing economy nel nostro Paese è stato, nel 2015, di oltre 3,5 miliardi e 6 milioni di utenti. Ne potrebbe valere oltre 14 nel 2025, forte di 12 milioni di utenti.
Il 16 e 17 novembre si terrà a Milano il più grande evento dedicato all’economia collaborativa nel nostro Paese, Sharitaly, durante il quale sarà presentato un rapporto curato da alcuni docenti dell’università Cattolica di Milano. Lo studio, citato da Il Manifesto, sostiene non solo che le piccole piattaforme sono passate nell’ultimo anno da 118 a 208 – per un aumento complessivo del 10% - ma che raggiungono molti più utenti rispetto al 2015 (+10%).
Dai trasporti alla finanza collaborativa, dai servizi professionali agli alloggi. Tutti gli aspetti della nostra vita possono venire coinvolti dalla rivoluzione dell’economia collaborativa. Una rivoluzione che, secondo i suoi sostenitori, dichiarerà guerra all’inquinamento, all’esclusione e al degrado sociale grazie alla condivisione dei consumi e degli stili di vita. E secondo i più ottimisti il giro d’affari in Europa arriverà a 570 miliardi nel 2025. Forse troppo ottimisti, a parlare ancora di Europa nel 2025.
(giacomo pellini)