“Finalmente ho capito perché produciamo tutto questo cacao da generazioni!”. Mentre parla, il vecchio Jerome sorride, d’un sorriso sdentato, seduto su un tronco al limitare della sua piantagione, al centro della Costa d’Avorio. E intanto si lecca le dita su cui sono rimaste le ultime tracce del cioccolato appena prodotto, lì sullo spiazzo dell’accampamento: anche lui, come molti altri suoi conterranei non ne aveva mai assaggiato prima. Eppure la Costa d’Avorio è il principale produttore mondiale di materia prima e copre quasi il 40% del mercato. Ma le fave di cacao, una volta essicate, sono destinate all’esportazione; il cioccolato rientra nel Paese, una volta trasformato in Europa, a dei prezzi inaccessibili per i contadini. Così, dei 124 miliardi di dollari di fatturato mondiale delle barrette, solo il 5% va a profitto del Paese.
È anche per rispondere a questa illogicità che la Communauté Abel sta allestendo a Grand Bassam un laboratorio per la produzione di cioccolato artigianale: il progetto Trasformare cacao, produrre diritti è stato reso possibile grazie al finanziamento dei fondi 8perMille della Tavola Valdese, dell’Associazione Solidarietà e Sviluppo (ASes) e dell’Associazione Vinovo for Africa. Grazie ai donatori si sta riabilitando uno spazio al Carrefour Jeunesse (una delle nostre sedi operative in loco) e si sono acquistati i macchinari che permetteranno di trasformare le fave direttamente in tavolette di cioccolato.
L’attività permetterà l’inserimento professionale di giovani provenienti dalle fasce deboli della società e i profitti delle vendite del cioccolato contribuiranno a sostenere economicamente le numerose attività sociali della Communauté Abel.
Ma non è tutto: la materia prima utilizzata è selezionata secondo i criteri del commercio equo e solidale. Assenza di sfruttamento di lavoro minorile e di uso di pesticidi chimici sono dunque tra le caratteristiche sotto osservazione nelle piantagioni che abbiamo iniziato a visitare con il nostro consulente di produzione (un aiuto prezioso sostenuto anch’esso coi fondi della Tavola Valdese), Andrea Mecozzi.
Quando ci si muove con lui è imprescindibile fabbricare cioccolato: “E’ inutile coltivare cacao se non se ne conoscono gli usi – spiega – e la barretta è solo uno dei tanti”. Le fave, infatti, una volta tostate, possono essere sgranocchiate così, come noccioline, oppure aggiunte a tante ricette: un alimento naturale, ricco di benefici per l’organismo. Se poi risultasse troppo amaro per il palato, non resta allora che pestarlo con un po’ di zucchero ed ecco comparire una pasta che, una volta raffreddata, diventa una squisita tavoletta di cioccolato.
E dunque eccoci qui, nell’accampamento di Jerome, a fare cioccolato, per lo stupore e la gioia di tutti: solo un “assaggio” di quello che potremo fare tra qualche settimana, grazie al nostro nuovo laboratorio “ChocoAbel”!
(frany piccinini, Communautè Abel)