01.02.2019 | Agi
Trieste - "Come mai da 150 anni continuiamo a parlare di mafia? Oggi il problema più grave non sono i migranti, è mettere testa sulla corruzione e sulle mafie nel nostro Paese". Così il presidente di Libera e Gruppo Abele, don Luigi Ciotti, a margine della plenaria di apertura di Contromafiecorruzione a Trieste. "Mai come in questo momento - ha spiegato - dobbiamo alzare la voce quando in molti scelgono prudente silenzio. Non dimentichiamo le cose positive che sono state fatte e che vengono fatte, non dimentichiamo il sacrificio di tante persone, ma una delle risposte che dobbiamo darci è come mai continuiamo a parlare di mafia". Don Ciotti ha quindi osservato che "non c'è regione d'Italia che può considerarsi esente" dalle infiltrazioni della criminalità organizzata. E che a Nordest, "ai confini", questa "fa affari". "Tocca anche a noi avere leggi non ambigue, non mezze leggi, non qualche piccolo compromesso". Ma "parole chiare, leggi ferme e una politica forte e chiara. Le mafie sono forti quando la democrazia è debole e la politica vacilla". Secondo don Ciotti "ci vuole una risposta culturale e sociale che appartiene un po' a tutti": investimenti in "cultura, educazione, conoscenza, in politiche sociali, in sostegno alla magistratura e alle forze di polizia" per non correre il rischio di "normalizzare" il fenomeno, come "è stato per la droga tanti anni fa".