22.02.2020 | Askanews
"La giustizia di Dio deve necessariamente pervenire attraverso l'opera dell'uomo: il reato di ecocidio dovrebbe essere inserito non solo nel catechismo ma anche nella Costituzione italiana". Lo spiega - dice don Luigi Ciotti a Terra Nuova. Il fondatore di Libera dalle pagine del mensile ecologista italiano lancia un messaggio ai cattolici, chiamandoli all'azione perché "una fede autentica - che non è mai comoda e individualista - implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo". Poi parla della nuova associazione a cui ha dato vita, Casacomune, una scuola di formazione, di dialogo culturale e incontro sociale per promuovere i valori e le azioni dell'ecologia integrale e della giustizia, ispirata proprio all'enciclica del Papa. "È un'avventura tanto impegnativa quanto appassionante - dice don Ciotti - perché animata dalla speranza e dall'impegno di costruire un futuro diverso, fondato su una più profonda consapevolezza del nostro essere persone aperte, in relazione, dunque corresponsabili le une delle altre e, tutte insieme, abitanti di una Pianeta che ci nutre e accoglie come una madre e una casa comune". E prosegue: "Sono totalmente d'accordo con Papa Francesco. La Terra ha un'anima, è un organismo vivente: sfregiarla, depredarla o avvelenarla è un crimine contro la vita, la sua e, quindi, quella di tutti noi. È anche molto importante, a riguardo, la sollecitazione di alcuni giuristi e movimenti impegnati nella difesa della Terra affinché la natura diventi soggetto giuridico, soggetto a cui riconoscere, al pari delle persone, un'intrinseca e inviolabile dignità". Ciotti poi prosegue: "Dobbiamo impegnarci affinché ci sia un «bio» per tutti. Ma per arrivarci occorre, appunto, una radicale riforma del sistema economico e dunque della politica, che dovrebbe essere guida di un'economia orientata al bene comune e non strumento di un'economia che obbedisce alla legge del profitto". "La chiave per comprendere la Laudato sì è la frase 'Tutto è connesso', ripetuta non a caso più volte dal Papa. Si tratta di una rivoluzione profonda, insomma, che necessita di tempi lunghi. Ma una rivoluzione che la distruzione operata dall'apparato tecnico-economico, con i suoi strumenti di appropriazione e sfruttamento, rende urgente, non più prorogabile"