“L’indifferenza è la malattia mortale del nostro Paese. Non dobbiamo stancarci di combattere questo deficit etico perché senza responsabilità non c’è democrazia, la responsabilità è la spina dorsale della democrazia”. Con queste parole don Luigi Ciotti apre #monitorando, la prima scuola nazionale di anticorruzione civica che si è tenuta alla Certosa1515 di Avigliana dal 14 al 16 luglio.
Dopo l’esperienza di Riparte il Futuro iniziata nel 2012, l’impegno di Gruppo Abele e Libera prosegue nel contrasto alla corruzione. Ma di cosa parliamo quando parliamo di corruzione? Di un fenomeno sociale, politico ed economico che, secondo la Corte dei Conti, non solo ci costa moltissimo ma aggrava ulteriormente la crisi economica, creando un circolo vizioso “nel quale l’una è causa ed effetto dell’altra”.
Proprio durante la tre giorni di Avigliana, il presidente dell’Anac Raffaele Cantone ha dichiarato che il disastro ferroviario avvenuto in Puglia che ha provocato 20 morti è anche causato dalla corruzione. Piccoli esempi che ci dimostrano che la corruzione non è qualcosa di astratto e aleatorio, è in mezzo a noi, ciascuno di noi ne subisce quotidianamente le conseguenze. Che fare, allora?
Possiamo partire proprio dal Noi: ciascun cittadino può fare la differenza. La scuola di cittadinanza monitorante si è posta come obiettivo proprio quello di fornire alla società civile quegli strumenti che permettono di esercitare il proprio diritto di sapere. Perché la strada maestra del cambiamento non può che essere la conoscenza. Diffondere la cultura dell’integrità e della non cooperazione alla corruzione è una delle missioni di Roberta Mauri, figlia di Ambrogio Mauri, forse il primo morto in Italia per corruzione. “Mio padre era un imprenditore molto dotato – racconta Roberta - ma onesto. In un sistema dominato dalle tangenti e dalle bustarelle è stato ben presto messo ai margini. Non si è arreso, si è indebitato, ha cercato fino all’ultimo di dare un futuro ai propri dipendenti… Ma davanti all’ennesimo appalto perso in favore dei soliti noti non ce l’ha fatta più e si è ucciso”. Tutti gli iscritti alla scuola #monitorando ascoltano questa testimonianza, dolorosa ma allo stesso tempo piena di coraggio, in silenzio.
Ora la palla passa a loro: le tante persone provenienti da tutta Italia che hanno preso parte a questo campus hanno accettato una sfida importante. Creare luoghi e spazi (sia fisici che digitali) per il monitoraggio civico. In questi tre giorni abbiamo creato una rete tra le tante realtà impegnate in Italia su questi temi: da Ernesto Belisario, che con la sua associazione Foia4Italy si batte per un accesso trasparente ai dati della pubblica amministrazione, fino a Rosy Battaglia che con le sue inchieste di data journalism cerca di smuovere le coscienze. E poi Simona de Luca di Opencoesione, Chiara Ciociola di Monithon, Nicola Capello di Civico97… Associazioni e persone che hanno raccontato gli strumenti anti-corruzione messi in campo quotidianamente per combattere la corruzione, perché, come diceva Edgar Morin, “all’origine dei grandi cambiamenti ci sono sempre le singole azioni”. Gli onesti non possono continuare a guardare, è il momento di arrabbiarsi. “C’è anche una sana rabbia –ha affermato don Ciotti salutando i ragazzi della scuola-. Contro ingiustizia, povertà e corruzione noi non possiamo tacere”.
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(valentina casciaroli)