Dal 15 marzo 2017 è in libreria, per la collana gli occhiali di Abele delle Edizioni Gruppo Abele, L’eresia della verità, di Luigi Ciotti. Una raccolta di testi, scritti fra l’inizio del 2014 e la fine del 2016, riflessioni su temi diversi ma che condividono un identico presupposto etico: la responsabilità della parola.
Che cos’è la parola responsabile?
I discorsi rischiano di trasformarsi in offese, i giudizi in etichette umilianti, le parole in menzogne. Ciò accade soprattutto quando la comunicazione, degli esperti come delle persone comuni, tocca non solo i fatti, ma anche le vite, le scelte, e i comportamenti degli altri. È soprattutto in questi casi che le parole portano con sé un bisogno di responsabilità. Ecco allora la necessità di mettere continuamente in discussione la conoscenza che ci sembra acquisita, in una visione della verità che è sempre ricerca di verità. Una verità eretica poiché «mossa da un desiderio di sapere che agita e cambia le nostre vite, rendendole proprio così degne di essere vissute. Eretica perché impegna la nostra coscienza non meno della nostra intelligenza, intrecciando la ricerca del vero e la costruzione del giusto come facce di una medesima medaglia».
Quali sono le parole inquiete?
Il libro è una raccolta di articoli, interviste e prefazioni in cui si ritrovano fatti e temi di prepotente attualità. L’attenzione, che oggi trova eco anche nelle parole e nei gesti di Papa Francesco, ai poveri e a chi vive ai margini. La cultura della legalità e della lotta alle mafie come impegno che coinvolga tutti i cittadini. La realtà delle dipendenze vecchie, nuove, e di ritorno, come oggi l’eroina, al di là delle semplificazioni e dell’indifferenza. Il contrasto al disastro ambientale così strettamente correlato al disastro sociale. La centralità dell’educazione per la costruzione del domani e della scuola come luogo in cui il sapere sia capace di intercettare le speranze dei giovani. La difesa dei diritti di tutti in una società che si professa moderna, ma che ha ancora paura del diverso e riduce le persone a numeri, strumenti, proprietà.
Temi da sempre centrali nell’impegno del Gruppo Abele e di Libera, la rete di associazioni che come ogni 21 marzo proprio in queste settimane celebra la Giornata nazionale dedicata alle vittime delle mafie. Parole che necessitano di essere ribadite con forza, perché svegliare le coscienze è un dovere, perché «stare dalle parte del bene vuol dire innanzitutto non voltare lo sguardo di fronte al male».
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