"Lavorare sull’immigrazione significa produrre coesione sociale, non paura. Facciamo appello alla politica affinché svolga questo ruolo. Ci dicono che siamo buonisti, in realtà abbiamo elaborato in questi anni una cultura dei diritti e della responsabilità”. Le parole di don Virginio Colmegna, Casa della Carità, spiegano con estrema chiarezza il senso di una proposta di legge, quella depositata oggi in Cassazione, e di un movimento culturale "Ero straniero - L'umanità che fa bene" ieri riunito a Roma per presentare i 10 punti per superare la legge Bossi-Fini, valorizzando accoglienza, lavoro e inclusione sociale delle persone migranti. Alla campagna (promossa da Radicali italiani, Casa della Carità, Acli, Arci, Centro Astalli, Cild, A buon diritto, Asgi e dal Cnca, di cui il Gruppo Abele fa parte) hanno aderito parrocchie, enti e organizzazioni grandi e piccole, dalla Caritas Italiana all'Oxfam, da Libera alla Focsiv. Già più di 40 i sindaci italiani (non tutti smaniosi di diventare sceriffi della sicurezza urbana) che la sostengono. "In Italia - ha affermato Emma Bonino durante la presentazione della campagna - ci sono 500 mila irregolari, numero destinato ad aumentare visto che le domande di asilo vengono respinte nel 60% dei casi e che la legge attualmente non prevede altri modi per entrare regolarmente nel nostro Paese". "La sicurezza - ha proseguito - è un obiettivo dello Stato. Il problema è decidere come ci si arriva e, secondo noi, la strada da percorrere è la diminuzione dell'irregolarità".
Le proposte
- Introdurre il permesso di soggiorno temporaneo (12 mesi) da rilasciare a lavoratori stranieri per facilitare l’incontro con i datori di lavoro italiani e per consentire a coloro che sono stati selezionati, anche attraverso intermediari sulla base delle richieste di figure professionali, di svolgere i colloqui di lavoro;
- Reintrodurre il sistema dello sponsor, originariamente previsto dalla legge Turco-Napolitano;
- Prevedere la regolarizzazione su base individuale degli stranieri che si trovino in situazione di soggiorno irregolare allorché sia dimostrabile l’esistenza in Italia di un'attività lavorativa (trasformabile in attività regolare o denunciabile in caso di sfruttamento lavorativo) o di comprovati legami familiari o l’assenza di legami concreti con il paese di origine, sul modello della Spagna e della Germania;
- Applicare nuovi standard per riconoscere le qualifiche professionali già in possesso dei lavoratori stranieri;
- Ampliare il sistema Sprar puntando su un'accoglienza diffusa capillarmente nel territorio con piccoli numeri;
- Garantire ai lavoratori extracomunitari che decidono di rimpatriare definitivamente – a prescindere da accordi di reciprocità tra l’Italia e il paese di origine - il diritto a conservare tutti i diritti previdenziali e di sicurezza sociale maturati;
- Eliminare tutte le disposizioni che richiedono, per l’accesso a molte prestazioni di sicurezza sociale (assegno di natalità, indennità di maternità di base, sostegno all’inclusione attiva ecc.), il requisito del permesso di lungo periodo;
-Prevedere interventi legislativi a livello nazionale affinché tutte le Regioni diano completa e uniforme attuazione a quanto previsto dalla normativa vigente in materia di accesso alle cure per gli stranieri non iscrivibili al Sistema sanitario nazionale;
- Dare il diritto all’elettorato attivo e passivo per le elezioni amministrative a favore degli stranieri titolari del permesso di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo;
- Abolire del reato di clandestinità oggi previsto dall’articolo 10-bis del decreto legislativo 26 luglio 1998, n. 286.
Nei prossimi sei mesi, dovranno essere raccolte 50 mila firme per portare la proposta di legge all'attenzione del Parlamento. Banchetti per la sottoscrizione saranno organizzati in tutta Italia.
(manuela battista)