In tutta Italia si moltiplicano le iniziative per la liberazione di Gabriele Del Grande, trattenuto dalle autorità turche in fermo amministrativo dal 10 aprile 2017. A Torino, ieri e oggi, flash mob e sit-in in piazza Palazzo di Città, all'ombra dello striscione esposto dal Comune di Torino. A Roma, sabato 22 aprile, la manifestazione più grande, di fronte al Quirinale.
ASGI (Associazione studi giuridici sull'immigrazione), Giuristi democratici, Legal team Italia e Antigone in un comunicato stampa hanno riassunto le fasi e le criticità della vicenda: "Il trattenimento di Gabriele Del Grande - spiegano - è un indebita compressione dei diritti che non trova fondamento nella disciplina speciale introdotta dallo stato di emergenza in vigore in Turchia gli hanno negato ogni contatto con il proprio legale e con la propria famiglia. Solo in data 18 aprile 2017 è stato autorizzato ad effettuare una telefonata, sorvegliato da ben 4 poliziotti, nel corso della quale ha dichiarato l’inizio dello sciopero della fame al fine di poter vedere riconosciuto l’esercizio del diritto di ricevere assistenza legale e di comunicare con i propri cari, nonché con le autorità diplomatiche". La compressione temporanea delle libertà fondamentali garantite dalla Corte europea per i diritti dell'uomo - spiegano le sigle che firmano il comunicato - non può applicarsi nel caso in specie, perché Del Grande non si trova in uno stato di fermo, ma di semplice detenzione amministrativa. "Per tale ragione, nemmeno per effetto della dichiarazione di stato di emergenza, può essergli impedita la nomina e un colloquio con un avvocato di fiducia, nonché, tanto meno, l’assistenza delle autorità consolari, secondo quanto previsto dalla Convenzione di Vienna".
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