Anche nel 2016 l’Italia ha perseverato nella sua politica dei campi, lasciando inattuata la Strategia Nazionale d’Inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti adottata nel 2012. A metterlo nero su bianco è il Rapporto annuale sulla condizione di rom e sinti, redatto dall’Associazione 21 luglio. Tutt’ora non esistono dati esaustivi sul numero dei rom in Italia, si stima che la popolazione si aggiri tra le 120.000 e le 180.000 persone. Una grande fetta, pari a 28.000 persone, sono in emergenza abitativa: circa lo 0,05% della popolazione italiana. I rom che vivono in condizioni di emergenza abitativa sono distribuiti tra baraccopoli istituzionali, centri di raccolta per soli rom e insediamenti informali. Spesso la distinzione tra queste tre tipologie risulta piuttosto confusa, anche a causa di un’opinione pubblica e un sistema mediatico molto distratti su questi temi. Le baraccopoli istituzionali sono insediamenti mono-etnici gestiti dalle autorità pubbliche. In Italia sono 149, distribuite in 88 comuni e accolgono 18.000 persone. Il 37% di coloro che vivono nelle baraccopoli istituzionali possiede la cittadinanza italiana. La città di Roma vanta il più altro numero di insediamenti gestiti e realizzati dalle istituzioni. Negli insediamenti informali, invece, vivono circa 10.000 persone, perlopiù di nazionalità rumena. Nel 2016 i principali insediamenti informali sono stati registrati in Campania. I centri di raccolta per soli rom sono invece tre in tutta Italia.
Come sottolinea il rapporto dell’Associazione 21 luglio “le condizioni di vita dei rom che vivono in questi insediamenti sono nettamente al di sotto degli standard igienico-sanitari e l’aspettativa di vita tra queste persone è di 10 anni inferiore rispetto alla media della popolazione italiana”. Nonostante la preoccupazione espressa da organi internazionali come la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza e il Comitato sull’eliminazione della discriminazione razziale delle Nazioni Unite, in Italia continuano ad essere perpetrate politiche discriminatorie nei confronti delle popolazioni rom soprattutto in materia abitativa. Secondo il monitoraggio effettuato dall’associazione, escludendo Roma e Milano sono stati 250 gli sgomberi forzati nel corso dell’anno passato. “Gli esiti dei monitoraggi svolti da autorevoli organismi internazionali nel 2016 consentono di affermare che, nel panorama europeo, l’Italia continua a confermarsi, per un cittadino di etnia rom che viva in condizione di povertà e fragilità sociale, il peggior Paese in cui decidere di abitare”, ha dichiarato Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio.
(valentina casciaroli)