In tutto il mondo, il 20 giugno, si celebra la giornata del Rifugiato. Riflessioni, dibattiti, numeri sono alla portata di tutti, così come la possibilità di confutarli, usarli per paventare invasioni, creare paura e diffidenza.
Tra tante cifre e tante voci, vogliamo rilanciare solo le parole, congiunte, di oltre 20 gruppi, comunità e associazioni del mondo cattolico: "Sempre più nel mondo - scrivono - vediamo innalzare muri che tengano lontani gli sfollati: non soltanto muri reali, ma anche muri di paura, pregiudizio, odio, ideologie. Cerchiamo quindi, in quanto unica famiglia umana, di costruire ponti di solidarietà anziché muri che dividono". Al Gruppo Abele abbiamo, da qualche mese, arricchito la nostra "famiglia" con l'accoglienza di una delle famiglie siriane beneficiarie dell'iniziativa dei corridoi umanitari. Abbiamo così, in mezzo a noi, la presenza tangibile di uno di quei numeri in circolazione: settecento. E' il numero delle persone che in un anno (grazie al Protocollo d'intesa tra Comunità Sant'Egidio, Federazione Chiese Evangeliche Italia, Tavola Valdese e Governo italiano - poi diffuso a pioggia in circa 70 Comuni in tutta Italia, tra gruppi, famiglie, parrocchie e associazioni laiche come la nostra) hanno trovato rifugio dalla guerra, ricominciando a sperare in un futuro altrimenti negato. All'inizio di questa esperienza, la Comunità di Sant'Egidio ha prodotto un video che racconta uno dei primi esiti dei corridoi. Con questa semplice testimonianza, in cui i numeri diventano volti, guardiamo anche noi al futuro. Al 2018, ad esempio, quando le Nazioni Unite si sono impegnate a siglare un accordo globale sul tema dei rifugiati. In quel patto a favore dell'umanità, i corridoi, così come l'accoglienza diffusa, sono una delle vie possibili. Per abbattere muri e costruire ponti.
(manuela battista)