Si è celebrata il 30 luglio scorso la Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani, e sebbene sia passato qualche giorno, non c’è alcun timore di uscire dall’attualità, descrivendone il fenomeno oggi.
Trafficking in persons, ossia il commercio di esseri umani a fini di sfruttamento è uno dei crimini più antichi e duraturi. Ben radicato in tutti i continenti, anzi, spesso fonte di collegamenti tra questi.
Nella sola Unione europea nel 2016 ci sono state almeno 15.846 vittime accertate o presunte. Le donne sono il genere più numeroso e rappresentano il 76% del traffico. Altra categoria fortemente interessata è quella dei minori, il 15%. I principali settori di sfruttamento sono noti. Il più ricettivo è la prostituzione forzata (67%), poi lo sfruttamento lavorativo (21%) soprattutto in ambito agricolo, manifatturiero, edile, nei servizi domestici e nella ristorazione. Ma esistono ambiti meno conosciuti come l’accattonaggio, lo spaccio o la vendita di organi.
In Italia, nel 2016, le vittime di tratta censite e inserite in programmi di protezione sono state 1.172, di cui 954 donne e 111 bambini e adolescenti, in gran parte di genere femminile (84%).
Nel mondo, su 63.251 casi rilevati a livello globale, ben 17.710 (un caso su quattro) riguardano bambini o adolescenti, con una larga prevalenza di genere femminile (12.650).
La fonte di questi dati è il più recente rapporto di Save the Children pubblicato sul fenomeno. Il titolo, Piccoli Schiavi Invisibili, focalizza l’attenzione sui minori, che, sempre più sono in arrivo, non accompagnati nel grande canale dei flussi migratori provenienti dal Sud. E sempre maggiore, proporzionalmente, è il numero di quelli che spariscono nel nulla una volta arrivati nel nostro continente. Nel 2016 in Italia ne sono scomparsi 27.995. L’anno prima erano 21.881. L’aumento, circa del 45%, è impressionante. Questi dati sono stati diffusi nel giugno scorso dal Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, Vittorio Piscitelli. E durante la presentazione il sottosegretario all’Interno, Domenico Manzione, ha sottolineato come “Si tratta di un dato che va letto con riferimento all’aumento dei flussi migratori nel 2016”. Il sospetto delle procure è che gran parte degli scomparsi possa finire preda di interessi delle organizzazioni criminali.
Il business di queste ultime è considerevole. Si stima che il traffico di esseri umani nel mondo totalizzi un giro d'affari di 32 miliardi di dollari, rappresentando la seconda fonte di reddito per le organizzazioni criminali dopo il traffico di droga. Un guadagno irrinunciabile, secondo calcoli delinquenziali.
(toni castellano)