Il testo che segue è un ampio stralcio dell'editoriale scritto da Livio Pepino, direttore delle Edizioni Gruppo Abele, presentando sul nuovo sito della casa editrice l'ebook gratuito Dopo il virus. Cambiare davvero. Si tratta di una raccolta inedita di riflessioni di vari esponenti del mondo culturale e dell'impegno civile per provare a mettere in campo idee per il dopo-Covid che non affondino nelle secche del passato. Il libro, disponibile online, è uscito l'8 luglio, contiene, tra gli altri, un contributo di Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele.
L’irrompere del Coronavirus è stato, oltre che una tragedia, un segnale. Ci credevamo una specie forte e invulnerabile di fronte alla natura e ci siamo scoperti fragili. Pensavamo che la scienza e la medicina avessero liberato i paesi ricchi (quelli poveri non interessano a nessuno) da epidemie e malattie collettive ed è bastato un virus microscopico di incerta origine a riproporre scenari biblici di fosse comuni e di untori e a piegare le più grandi economie del mondo. Ragionavamo di sanità di eccellenza e ci siamo ritrovati incapaci finanche di produrre, nei tempi necessari, mascherine, guanti e camici.
Il segnale non poteva essere più chiaro: qualcosa non funziona nel nostro sistema economico e sociale, nel nostro modello di sviluppo.
Qualcosa non funziona. Che cosa non funziona lo sappiamo da tempo: una crescita infinita in un mondo dalle risorse limitate è impossibile e l’idea di perseguirla è insensata e devastante. Ancora, la distruzione dell’ambiente e le disuguaglianze (e, per converso, la giustizia ambientale e la giustizia sociale) sono due facce della stessa medaglia. Tutto questo si intreccia con la genesi e la diffusione della pandemia. Non solo, in questi mesi sono emerse altre storture del sistema: l’epidemia ha colpito di più nelle aree maggiormente inquinate e nei luoghi di lavoro tradizionale (caratterizzati da maggior tasso di affollamento), è stata devastante per le fasce di popolazione più deboli e più povere, ha rivelato i guasti delle privatizzazioni e della contrazione del welfare (da anni sprezzantemente definito “assistenzialismo”).
Tutto come prima (?). (...) "Nulla sarà più come prima". Quante volte ce lo siamo ripetuti o ce lo siamo sentiti ripetere! E invece, eccettuate le mascherine (e poco più), tutto si appresta, in concreto, a tornare come prima. Le città e le vallate, tornate terse (o quasi) in tempo di lockdown, hanno riassunto l’abituale livello di inquinamento e si sono di nuovo colorate di grigio; economisti e politici ripropongono come volano della ripresa, nonostante i conclamati fallimenti del passato, le grandi opere infrastrutturali, paradiso di finanzieri e costruttori e fonte di danni gravissimi al territorio, all’ambiente e alla salute; la velocità, la quantità e il profitto sono considerati, ancora una volta, i principali indicatori di progresso; "Privato è bello" torna a essere lo slogan di riferimento perfino nella Lombardia piegata dall’epidemia.
Questo è, oggi, lo stato delle cose, non scalfito né dalla lezione dell’epidemia, né dalle limpide e dure parole del Papa venuto da lontano (soprattutto nell’enciclica Laudato sì), né dalla mobilitazione di milioni di ragazze e ragazzi risvegliati dall’invettiva rivolta ai potenti del mondo da una loro coetanea svedese ("Come osate?! Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote"), e neppure dalle manifestazioni in tutto il mondo per le rivendicazioni delle persone afrodiscendenti dopo la morte di George Floyd. Cambiare è necessario se si vuole evitare un futuro peggiore di quello che abbiamo vissuto. Ed è possibile. Ma non basta proclamarlo a parole.
Dopo il virus. In quest’ottica nasce Dopo il virus. Cambiare davvero. Una raccolta di riflessioni e approfondimenti che spaziano dalla comunicazione all’ecologia, dalla politica ai migranti, dall’attivismo al lavoro. Undici interventi – e una vignetta – per capire se il mondo è cambiato davvero o se, al contrario, è tutto rimasto come prima. Un libro gratuito che speriamo diffonda qualche pensiero interessante e alternativo.
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(livio pepino, direttore edizioni gruppo abele)