Nella società del profitto e della disuguaglianza economica il lavoro non è più un diritto ma, sempre più, una concessione. Una prestazione che non rispetta la dignità della persona, ridotta a strumento di ricchezza.
Se c’è una cosa che ci chiede la crisi generata dalla pandemia – figlia di mali sociali precedenti – è un cambiamento radicale del sistema del lavoro.
Il lavoro non è né un accessorio ma elemento fondamentale di un’esistenza degna di questo nome. Quando è garantito, tutelato, bilanciato da diritti e doveri, il lavoro ci rende al tempo stesso artefici e partecipi del bene comune: a pieno titolo, cittadini.
La Costituzione afferma, prima di ogni altra cosa, che la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro.
Ricordiamocelo, questo Primo Maggio, per impegnarci a costruire un’Italia finalmente all’altezza di quella definizione.
(luigi ciotti)