A seguito della nomina di Andrea De Pasquale a sovrintendente dell’Archivio Centrale dello Stato e della conseguente reazione delle associazioni delle famiglie delle vittime delle stragi, il titolare del Ministero dei Beni culturali ha inviato una comunicazione per spiegare la nomina e placare le polemiche. Le motivazioni di Franceschini risultano tuttavia incoerenti e le associazioni diffondono le critiche tramite questo testo, sottoscritto anche dal Gruppo Abele e dal suo fondatore don Luigi Ciotti.
"Notiamo con grande disappunto che la lettera diffusa dal Ministro Dario Franceschini, che avrebbe dovuto placare polemiche e critiche mosse alla nomina di Andrea de Pasquale a sovrintendente dell’Archivio Centrale dello Stato, fallisce nel tentativo di calmare gli animi in quanto omette molte delle criticità sollevate in questi giorni dai familiari delle vittime delle stragi e da tecnici del settore. È chiaro che, seppur il Ministro sottolinei che la procedura di nomina è già “completata da giorni con la firma mia e del Ministro della Funzione Pubblica, su delega del Presidente del Consiglio” (cosa di cui non c’è traccia in un decreto pubblico), e che le preoccupazioni delle famiglie delle vittime “non hanno ragione di esistere”, ciò non può accontentare chi ritiene inopportuna la nomina dell’ex direttore della Biblioteca Nazionale di Roma.
Anzitutto, il Ministro nella lettera ignora il fatto che De Pasquale, pur avendo una formazione in parte archivistica (la divisione più o meno netta tra i due percorsi formativi è cosa recente), è entrato al Ministero in qualità di bibliotecario e, come si vede nel suo curriculum, ha sempre diretto biblioteche e mai un archivio, che ha regole e bisogni diversi. Che la sua prima esperienza dirigenziale nell’ambito sia l’Archivio Centrale dello Stato fa una certa impressione, anche perché ciò ignorerebbe una legge del 2008 che impone di avere un funzionario archivista come direttore dell’archivio. Peraltro l’Archivio Centrale dello Stato si troverà anche a svolgere un importante ruolo nella realizzazione del PNRR (500 milioni stanziati per il settore dei beni culturali di cui una cospicua parte sarà gestita proprio da De Pasquale), per la creazione del sistema di conservazione di lungo termine dei documenti digitali degli archivi di Stato, cosa ben diversa dai progetti di digitalizzazione delle biblioteche, e che prevede forti competenze ed esperienze specialistiche nel settore degli archivi digitali, a partire dai sistemi di conservazione già realizzati dalle Regioni.
In secondo luogo, il Ministro scrive che nel novembre 2020 “apparve una nota nel sito del Ministero che nel titolo definiva Rauti uno statista”, e sottolinea che la nota non era opera di De Pasquale. Così omette di dire che l’inaugurazione, che era prevista nel giorno del compleanno di Pino Rauti e annullata causa Covid, fu sostituita da un video che la figlia girò all’interno della biblioteca nazionale e che il messaggio, preparato dalla famiglia ma diffuso su tutti i canali della biblioteca, descriveva Rauti come “organizzatore, pensatore, studioso, giornalista. Tanto attivo e creativo, quanto riflessivo e critico”, tacendo naturalmente dei suoi decenni di attivismo contro lo Stato e la Repubblica, mentre il fondo era definito “una fonte di informazione politica di prim’ordine e anche un valido punto di riferimento di natura culturale”. Ma soprattutto il fondo, allestito seguendo le indicazioni della famiglia, è ancora lì, consultabile solo previa autorizzazione, senza strumenti di contesto adeguati e una nota biografica di Rauti sbrigativa e senza contesto nella sua parte relativa ad Ordine Nuovo, allo stragismo, all'eversione nera e alle inchieste successive, rischiando di fornire agli utenti della Biblioteca uno strumento parziale e fuorviante sulla figura del militante neofascista e sugli anni della “strategia della tensione”: una presenza che ha da subito assunto un sapore politico, come rivendicato anche dalla donatrice Isabella Rauti negli interventi sopra citati.
In terzo luogo il Ministro ignora una importante vicenda in cui è stato coinvolto Andrea De Pasquale come direttore della BNCR: quella degli “scontrinisti”, nel 2017. Quell’anno 22 "volontari" della Biblioteca Nazionale denunciarono che in realtà lavoravano con turni e compiti specifici, ed erano pagati a rimborso spese attraverso la consegna di scontrini fino a 400 euro al mese. Il direttore non solo non si impegnò per tutelare questi lavoratori, ma non si registra neppure una vera e propria presa di distanze nelle cronache del tempo. A maggio, gli scontrinisti ricevettero un SMS che chiedeva loro di non presentarsi più al lavoro, e pochi giorni dopo venne pubblicato un nuovo bando per volontari pagati con rimborso spese.
Insomma, il Ministro non solo non ha dipanato i dubbi per quanto riguarda la capacità del nuovo direttore di mantenere un’autonomia scientifica (il fatto che non fosse a conoscenza del comunicato su Pino Rauti, come lascia intendere Dario Franceschini, appare un’aggravante), ma ha completamente ignorato i dubbi riguardanti la strana scelta di nominare un bibliotecario con competenze archivistiche, e non un archivista, a direttore del più importante Archivio dello Stato, e i pregressi riguardo lo sfruttamento del lavoro gratuito. Reiteriamo quindi la richiesta di bloccare una nomina molto contraddittoria, che per motivi tecnici, scientifici e morali non appare all’altezza del compito".
Mi riconosci? Sono un professionista dei beni culturali
Paolo Bolognesi, presidente Associazione tra i familiari delle vittime della Strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980.
Carlo Arnoldi, presidente Associazione piazza Fontana 12 dicembre 1969.
Manlio Milani, presidente Associazione familiari caduti della Strage di piazza Loggia.
Franco Sirotti, Strage treno Italicus.
Rosaria Manzo, presidente Associazione strage treno rapido 904.
Famiglia Mario Amato