Non si può adottare un punto di vista locale, miope ed egoista, per rispondere a una crisi di portata globale. È questo il senso del messaggio che le associazioni riunite nella campagna Right to cure – No profit on pandemic, hanno voluto mandare ai Ministri della Salute attualmente riuniti a Roma per il G20.
Di fronte agli oltre 4 milioni e mezzo di morti causati dal Covid 19 in tutto il pianeta, è insostenibile che soltanto il 23,9% della popolazione mondiale abbia completato il ciclo vaccinale, con i vaccini ormai disponibili da mesi. E ancora più inaccettabile sono le disuguaglianze nell’accesso a questo fondamentale strumento di salute preventiva: la quota dei vaccinati scende infatti all’1.3% se guardiamo ai Paesi in via di sviluppo.
Il problema non è solo, né soprattutto, di tipo organizzativo. È un problema di tipo economico. Malgrado gli allarmi della scienza e le dichiarazioni d’intenti della politica, i brevetti che coprono i vaccini, per garantire profitti all’industria farmaceutica, stanno di fatto frenando la campagna vaccinale nelle zone più povere della terra.
Vittorio Agnoletto, portavoce italiano di Diritto alla cura, chiede al Ministro della Salute di schierarsi senza incertezze: “Roberto Speranza deve farsi interprete di un’esigenza non più eludibile, né rinviabile, ponendo sul tavolo la necessità di attivare la sospensione temporanea dei brevetti sui vaccini. È questo l’unico modo per arginare davvero a livello mondiale la pandemia. È un atto di giustizia, ma è anche nel nostro diretto interesse per evitare che l’arrivo di nuove varianti vanifichi i risultati delle campagne vaccinali. Non dimentichiamoci che l'Italia è al 9° posto nella tragica classifica mondiale dei decessi per Covid”.
Gli fa eco Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele e di Libera, entrambe aderenti alla campagna per la sospensione dei brevetti. “Il virus ci ha mostrato che gli esseri umani sono interconnessi e interdipendenti. Il bene del singolo è il bene di tutti. E ciò che è male per il singolo, prepara una catastrofe per tutti. Finora, il 75% dei vaccini è stato usato negli Stati Uniti e in Europa, mentre soltanto il 2% è andato in Africa. Uno scandalo a livello morale, e un disastro sul piano sanitario”.
“C’è un’ipocrisia di fondo – continua Ciotti – quando i rappresentanti dei vari Paesi nelle riunioni internazionali parlano di pace, per poi attuare politiche di guerra. Perché la guerra non è solo schierare gli eserciti, non si fa solo direttamente con le armi. Si fa anche attraverso un sistema economico che è ingiusto alla radice, perché tende sempre ad ampliare le distanze fra i singoli e fra le popolazioni, e considera il profitto più importante della salute delle persone".
Nell'ultimo periodo, si è inoltre posto all'attenzione pubblica il tema della terza dose di vaccino, che alcuni Paesi come gli Usa hanno già cominciato a offrire ai propri cittadini, ma che Mike Ryan, direttore del Programma di emergenza sanitaria dell'OMS, ha definito “un giubbotto salvavita lanciato a chi ne ha già uno, mentre si lasciano annegare tutti gli altri sprovvisti di salvagente”. Anche per questo, applicare la moratoria sui brevetti significa aumentare il numero di vaccini disponibili e accessibili a chiunque, evitando milioni di potenziali nuove vittime future della pandemia.
(cecilia moltoni)