Il jazz è relazione, perché nel jazz tutti gli strumenti musicali, anche quando improvvisano, sono in dialogo tra loro. Si parlano. E ogni musicista con il suo strumento deve prima di tutto essere in grado di ascoltare gli altri musicisti e adattarsi al ritmo. Solo così, stando insieme, possono dare vita a un pezzo unicoStefano Zenni - direttore artistico Torino Jazz Festival
Nessun concetto poteva essere più calzante e significativo per raccontare il senso del Jazz Blitz nella Casa di Ospitalità del Gruppo Abele. Jazz Blitz: ovvero le incursioni musicali in luoghi marginali, a contatto con la fragilità sociale, promosse all'interno del palinsesto del Torino Jazz Festival, kermesse musicale giunta nel 2023 all'undicesima edizione.
Dopo il MiTo quindi, dopo la musica classica e le colonne sonore dei grandi film, la Casa di Ospitalità il 27 aprile ha aperto le porte al jazz. Per quel senso profondo espresso da Zenni, quella fusione di ascolto e dialogo, di rispetto del prossimo e ritorno intimo a se stessi; ma anche perché rompere la frontiera che divide il dentro di un dormitorio e il fuori di una città serve per farci sentire tutti identicamente cittadini, senza distinzioni.
Nel cortile di via Pacini 18, in tutto quaranta minuti di concerto, sei brani per chitarra e basso elettrico eseguiti dal CFM Blue Jazz Duo, due bis e 40 persone di ogni provenienza, fede, orientamento sessuale tra operatori e operatrici del Gruppo Abele e ospiti delle nostre strutture e delle attività.
Quello che è successo è difficile spiegarlo con le parole: è successo che, nella musica, nessuno si estraniava dal contesto, si sentiva il solo destinatario delle note. Sul serio è stato un ascolto collettivo, in comune, un 'sentire insieme', nello stesso tempo, nello stesso luogo, anche se ciascuno a suo modo Anna - operatrice della Casa di Ospitalità del Gruppo Abele